Konrad Lorenz – Patologia della civiltà e libertà della cultura –
Il primo messaggio in una bottiglia prende spunto da un’intervista a Conrad Lorenz sull’etologia, realizzata da Alain de Benoist alla fine degli anni Settanta e pubblicata per la prima volta in Italia nel 1980. Questa intervista in realtà è più un saggio, di cui la seconda parte è il colloquio vero e proprio tra l’autore e lo scienziato e la terza e ultima è uno scritto di Lorenz intitolato “Patologia della civiltà e libertà della cultura”.
Di questo testo voglio evidenziare alcuni passaggi significativi, a mio avviso estremamente attuali:
“L’ineguaglianza dell’uomo è uno dei fondamenti ed una delle condizioni di ogni cultura, perché è essa che introduce la diversità nella cultura. Nella società umana, la divisione del lavoro è fondata su una differenza, un’ineguaglianza dei membri della società. Alla base di questa ineguaglianza vi è una differenza di capacità… Il fatto che siamo diversi è capitale dal punto di vista dei valori. Sebbene si sia diversi, abbiamo gli stessi diritti fondamentali. Ogni uomo ha il diritto di sviluppare le facoltà che sono in lui… Il punto di vista egualitario è completamente antibiologico: gli uomini sono diversi dal momento del loro concepimento”.
Questa visione, ovviamente, si scontra con tecnocrazia e massificazione che sono i fondamenti del “pensiero unico”.
Ma cosa è “il pensiero unico”? Nella sostanza si traduce in un controllo complessivo dell’individuo e della società finalizzato all’eliminazione di ogni forma di diversità. Nei regimi dittatoriali questo controllo viene esercitato con l’imposizione di regole e una limitazione esplicita della libertà individuale. Nella liberal-democrazia in cui viviamo agisce, invece, attraverso la manipolazione delle menti con una forma di controllo molto più sofisticata rispetto a quella caratteristica delle vecchie dittature del Novecento. La liberal-democrazia, infatti, agisce direttamente sul pensiero e sui desideri inconsci dell’uomo e quindi è molto più pervasiva ed efficace, perché non elimina le dissidenze con la repressione, ma fa in modo che sia l’individuo stesso a richiedere di conformarsi “naturalmente” e “liberamente” ad un modello unico, esclusivamente materiale, che viene presentato come sommamente attraente e vantaggioso per tutti. Chi rifiuta questo modello perché ne percepisce la perversità, è tagliato fuori, è un emarginato, un paria.
Sempre in quell’intervista Lorenz sostiene: “Le civiltà muoiono quando i processi di parassitismo e di degenerescenza impoveriscono la forza di conservazione e di aggressività insite nell’uomo. Restare fedeli alla propria natura è la sola possibilità che l’uomo ha di sottrarsi all’imbarbarimento ed alla soggezione alla costruzione di destini che contrastano con la sua natura.” È la civiltà che è minacciata dalle forme che minano le qualità e lo doti che “fanno dell’uomo un essere umano” … Accontentandosi dello sviluppo tecnico ed economico, l’uomo accetta passivamente di essere dominato da forze incontrollabili. E ciò è ancor più pernicioso per le generazioni future. “La gioventù di oggi – scrive – si trova in una situazione particolarmente critica. Se vogliamo stornare l’apocalisse che ci minaccia, dobbiamo risvegliare, soprattutto nei giovani, la sensibilità per i valori, per la bontà, per la bellezza: una sensibilità che è stata calpestata dal pensiero tecnomorfo”.
Sono conscio che queste affermazioni di Lorenz conducono verso un terreno molto scivoloso e che, in alcuni casi, hanno prestato il fianco a pesanti critiche e alla strumentalizzazione di una certa destra. Bisogna però ricordarsi che è un etologo, uno scienziato che esprime una visione scevra da valutazioni di carattere politico strumentale. Possono essere, a mio avviso, lo spunto per una riflessione sul modello di società in cui stiamo vivendo, sui suoi evidenti limiti, sulla ricerca di un modello più equo e “umano” (per dirla alla Lorenz), sulla contrapposizione tra liberal-democrazia e social-democrazia e, soprattutto, su qual è il cammino da intraprendere per invertire una tendenza inconfutabile verso il declino della civiltà delle democrazie occidentali. Troppi campanelli d’allarme stanno suonando, non è il caso di ignorarli.
F.L.